L’ Aikido, una questione di cuore
Massimo Ruggeri – Maestro III Dan
Associazione Takemusu Aiki Giorgio Oscari – A.T.A.G.O.
L’Aikido, una questione di cuore è un titolo che può far pensare
all’ennesimo racconto su come funzioni la passione per quest’ arte marziale,
dell’impegno da profondere per migliorarsi ogni giorno …
Invece racconto e di come un cuore che non funziona più come dovrebbe, trasforma
il modo di vivere l’Aikido, cambia l’approccio applicato fino a poco tempo prima,
facendo scoprire un modo nuovo di vivere quest’arte marziale.
Quando quasi un anno fa mi fu diagnosticato una patologia cardiaca, l’unico modo di
affrontarla era mettere un apparecchio sotto pelle che facesse evitare i pericolosi
effetti delle bizze fatte dal cuore.
I medici misero subito in chiaro che un’attività fisica “di contatto” era da escludere
del tutto.
Metabolizzare questa informazione non è stato facile.
Con l’aiuto dei maestri di riferimento e dei compagni di corso, è iniziato un percorso
(ancora in attraversamento), che mi ha portato ad avvicinare l’Aikido in modo più
ampio e completo.
L’aspetto più diretto, ovvero la pratica sul tatami, mi manca molto e presenziare una
lezione senza poter partecipare fisicamente alle tecniche, è ancora molto difficile da
accettare.
Tuttavia al crescere dell’esperienza va considerato il filone della pratica che va fatta
fuori dal dojo, tra la gente, cercando di far conoscere questa splendida arte
marziale. Trovare una modalità per dare ad altri l’occasione di conoscere il mondo
che gira intorno alla pratica dell’Aikido. Far capire come questo mondo può essere
fatto di persone per bene, di dedizione alla disciplina ed ai valori che sa trasmettere
e, a volte, anche di un pizzico di pazzia. Forse è proprio per questo che sto scrivendo
queste righe …
L’Associazione Takemusu Aiki Giorgio Oscari è il contesto in cui mi sono trovato a
praticare l’Aikido ed è in questo contesto, fatto da persone come tante, che ho
incontrato persone con un radicato senso del rispetto per gli altri, di disciplina, di
impegno e di onestà intellettuale. Qualità che queste persone applicano nei
momenti di pratica insieme e che riescono a declinare nella loro vita di tutti i giorni.
Tali qualità vengono allenate in una pratica gioiosa seppur nel continuo fronteggiare
quotidiano delle complessità della vita e del lavoro.
Il gruppo di praticanti della Atago a Roma deve confrontarsi con un atavico
problema di spazi dove poter praticare con regolarità. La logica delle palestre è
(com’è ovvio che sia ) legata ai profitti prodotti dai singoli corsi e i profitti
aumentano quando gli spazi sono occupati da tante persone e quando c’è un
continuo ricambio di frequentatori. La pratica del Takemusu Aiki con le sue tecniche
con le armi tradizionali tende a utilizzare gli spazi minore efficienza (meno persone
a parità di spazio rispetto a quanto non facciano i corsi di fitness) quindi trovare una
palestra che accetti la presenza di un corso di arti marziali può rappresentare una
complessità che può essere superata con l’incontro tra mentalità aperte (gestoreinsegnante)
che siano orientate al benessere dei frequentatori della palestra.
Un altro aspetto è di tipo culturale. Nella pratica dell’Aikido i praticanti devono
lavorare molto ed a lungo prima di vedere risultati tecnicamente soddisfacenti. Si
procede per “cumulo di esperienza” e non per intensità immediata della stessa. In
una società che pretende tutto e subito, una disciplina che propone un metodo in
controtendenza non fa proseliti. Ed ecco che “la lotta si fa più dura” e non ci si deve
scoraggiare. Chi lavora nel suo tempo libero per dare diffusione a questa pratica
coltiva le virtù degli antichi Samurai affrontando i sacrifici che richiede lo spirito del
“servire”, anche se questo significa aprire un corso in zone molto distanti dalla
propria , in orari frequentemente difficili da conciliare con l attività lavorativa e
familiare…
Il tempo che viviamo, poi, è globalizzato e multimediale, permettendo in tal modo di
arrivare a molte più persone nel giro di poco tempo. Se ne può parlare molto …
perfino scriverne con passione… ma alla fine è sul tatami che si incontra ogni sera
la pratica e le sue sfide (che tu sia kohai, allievo inesperto, sempai, allievo esperto, o
sensei, maestro).
Appicarsi con energia e sudare per migliorare le proprie tecniche, i propri colpi del
ken (spada) oppure quelli del jo (bastone) non è la sola via di una pratica dell’Aikido
fatta di passione. Trasferire la propria la esperienza agli altri, instillare il seme della
curiosità e della voglia di pratica, supportare nel percorso e motivare nel
superamento delle difficoltà diventano le modalità con cui trasformare la passione
in una tecnica inarrestabile.
La condivisione della pratica sui tatami e l’alimentazione della passione per la
pratica sono il responso, l’unico che può dare la soddisfazione e la gioia di
partecipare al miglioramento reciproco, alla crescita congiunta.
Alla fine quindi l’Aikido è proprio una questione di cuore. Anche in un senso poetico
del termine.
Certamente è una pratica che richiede impegno e sudore, che porta gioia e che può
portare dolore ma che, come una pianta che cresce lentamente ogni giorno, con le
giuste cure ed attenzioni darà frutti in abbondanza. E non per niente Osensei
Ueshiba, fondatore dell’Aikido, nell’ultima parte finale della sua vita fu un dedito
agricoltore…
Massimo Ruggeri